COSA E’… L’ANORESSIA MENTALE?

Sempre più spesso negli ultimi anni si sta diffondendo una condizione patologica definita Anoressia.L’anoressia è considerata una malattia nella quale è presente una grave alterazione del comportamento alimentare.

Insieme alla bulimia nervosa fa parte dei disturbi alimentari inclusi nel DSM.

Nonostante l’opinione che se ne fanno alcuni parenti e conoscenti di chi è affetto da questa problematica, l’anoressia nervosa non è né una “mania” né il comportamento “cattivo” del singolo – si tratta di una malattia mentale.

Nell’anoressia è presente un desiderio patologico della perdita di peso, accompagnato da una forte paura dell’obesità. Il termine Anoressia significa “perdità dell’appetito” anche se in realtà le persone affette da questo disturbo vorrebbero mangiare ma rifiutano il cibo per paura di ingrassare. Il paziente ha una percezione distorta della sua immagine, si preoccupa per il presunto aumento di peso, anche se in realtà la condizione reale è di sottopeso e magrezza patologica.

Tipicamente, i pazienti affetti da anoressia, raggiungono la perdita di peso in due modi:

Restrizioni – perdita di peso attraverso rigide diete con la riduzione progressiva del cibo, e l’esercizio fisico eccessivo.

Pulizia” – vale a dire tutti i tipi di procedure: lavanda gastrica, clistere, vomito artificialmente provocato dopo i pasti.

L’Anoressia è considerata da sempre una malattia femminile, che si manifesta nell’adolescenza, ma in realtà le cose -al momento d’oggi- sono un po’ diverse in quanto anche diversi ragazzi -ma adesso anche uomini adulti- mostrano segni di quella che è una evidente anoressia (ricordo, ad esempio, )

Per quanto riguarda il nostro paese, si calcola che oltre 2,5 milioni di italiani sono affetti da anoressia e bulimia, e che di questi il 90% sono ragazze o donne (dati ADN KRONOS).

Secondo il DSM IV, l’anoressia è la patologia psichiatrica con più alta mortalità: circa il 10% dei soggetti che ne sono affetti vanno incontro al decesso.

Particolarmente colpiti i settori lavorativi della moda, come coloro che vorrebbero lavorare in questo campo.

Il primo articolo uscito in Italia sul rapporto fra stereotipo sociale della magrezza e rischio di anoressia nervosa, è di chi scrive, e fu pubblicato nel 1984 (Giordano G. (1983)Anoressia Mentale e Stereotipi sociali” – Convegno “Psicopatologia dell’Eta Evolutiva” Convegno Naz. I Disordini Alimentari” Accademia Tiberina delle Scienze, 1983 – Atti del Convegno; )

I sintomi dell’anoressia sono seguenti:

– Rifiuto di mantenere il peso al di sopra del minimo normale per l’età e la statura;

– Costante sensazione di essere grassi, in particolare nelle alcune parti del corpo.

– Disturbi del sonno

– Isolamento dalla società 

– Intensa paura di acquistare peso

– Alterata percezione del proprio peso e il vissuto del proprio corpo che influisce sui livelli di autostima, oppure il rifiuto di ammettere la grave condizione di magrezza patologica.

Come conseguenza di questa malattia, ci possono essere alcuni disturbi a livello fisiologico, come amenorrea (assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi), aritmia, debolezza persistente, crampi muscolari. Possono comparire poi una maggiore irritabilità sino alla rabbia irragionevole.

Come detto precedentemente, l’anoressia è la patologia psichiatrica con il più alto numero di decessi (circa il 10%) e questo deve indurre i familiari del malato ad una attenta consapevolezza sulla necessità di un intervento specialistico di ottimo livello.

Tenendo anche conto che non necessariamente l’Anoressia insorge in età adolescenziale, potendo presentarsi anche ad età infantile.

A parere di chi scrive, anzi, in virtù della diffusione dei mass media e dell’accesso che vi hanno soggetti di tutte le età, l’età di esordio della Anoressia tende ad abbassarsi.

Ipotesi sulle cause dell’anoressia

Attualmente l’eziologia dell’anoressia viene considerata come interazione tra tre fattori

– Biologico (predisposizione biologica e genetica)

– Psicologico (influenza della famiglia e dei conflitti interni)

– Sociale (impatto con le condizioni ambientali: le aspettative, i modelli da imitare)

Non c’è una sola causa che può influenzare la comparsa di anoressia. Normalmente tutti e tre i fattori sono coinvolti nell’insorgere di questo disturbo.

Secondo recenti studi i disturbi dell’attaccamento insieme alle esperienze precoci hanno un ruolo importante nell’insoddisfazione per il proprio corpo.

Il ruolo centrale sarebbe giocato dalla bassa autostima, che si accompagna inevitabilmente alla sfiducia nelle relazioni personali, tipiche appunto dei disturbi dell’attaccamento: dal momento che l’aspetto fisico nei ragazzi è un tema centrale relativamente all’accettazione sociale, si può comprendere come il timore di essere “brutti”,”sgraziati”, o “deformi”, diventi una chiave fondamentale in soggetto che non hanno potuto interiorizzare sentimenti di sicurezza e di stima emergenti dalle loro relazioni con i loro genitori.

Sembra che, per quanto riguardi le ragazze, il problema principale di quelle che soffrono di anoressia è l’impossibilità di separarsi dai propri genitori. Ecco perchè l’anoressia nervosa si manifesta spesso durante l’adolescenza, che è l’ultima fase della formazione della persona alla vita indipendente, senza genitori. Questo bisogno di separazione le ragazze affette dall’anoressia compensano cercando di diventare completamente indipendente da tutti, soprattutto dal cibo. Questa indipendenza da risorse esterne per loro simboleggia l’indipendenza personale, anche se, naturalmente, è in realtà solo un’illusione irraggiungibile.

In particolare, molto spesso si osserva il rapporto fusionale con la madre. La figura materna deve essere un modello, insieme ai modelli dall’esterno, per una ragazza che sta formando il proprio modo di essere. Se il rapporto con la madre è fusionale allora la figlia non sente di esistere come un soggetto e non si forma la sicurezza che i suoi desideri e le capacità sono soltanto suoi e di nessun altro; cioè non avviene la separazione. Di conseguenza la ragazza si oppone inconscemente a tutto ciò che per lei rappresenta la femminilità. Anche se poi consapevolmente può cercare la vicinanza della madre e può volerle molto bene.

Inoltre l’anoressica ha una netta divisione del proprio Sè in due immagini: positivo e negativo. Positivo – è di essere magra e snella, avere la forza di volontà ed essere diversa dagli altri. Negativo – essere grassa, senza la forza di volontà ed essere uguale a tutti.

La paura della propria immagine negativa è così forte che lei preferisce piuttosto morire che esserlo.

A volte si puo’ osservare la situazione opposta quando la relazione con la madre è conflittuale oppure quando è il rapporto con il padre ad essere fusionale.

Un altro fattore di rischio è quello culturale. Cosiddetto modello occidentale enfatizza la magrezza e sembra di giocare un ruolo importante presentando un fattore di rischio per le danztrici, modelle e atlete di alcune discipline sportive.

La terapia dell’anoressia non si deve limitare alla sola terapia della persona anoressica.

I ricercatori e gli studiosi più competenti suggeriscono che per il successo del trattamento bisogna coinvolgere nella terapia anche il nucleo famigliare.

In Italia esiste una grande tradizione di psicoterapia della famiglia, e per quanto riguarda la terapia della “famiglia anoressica”, siamo sicuramente all’avanguardia: da questo punto di vista, il lavoro della professoressa Selvini-Palazzoli è considerato di grande riferimento.

Personalmente, quando visito un soggetto affetto da anoressia, valuto sempre se non sia il caso di inviarlo ad una terapia familiare o, anche, al contatto con ottime strutture specializzate esclusivamente nel trattamento delle anoressie.

Per quanto riguarda la cosiddetta Anoressia-Bulimia, il discorso è diverso, e ritengo che spesso il trattamento individuale è da preferirsi.

In ogni caso, è primaria la necessità di una diagnosi psichiatrica vera e propria, anche perché non sono rarissimi i casi nei quali un comportamento anoressico è l’espressione di una patologia internistica.

GUARDA:

La casa delle bambine che non mangiano (Speciale TG1)

(di Nino Bizzarri) Anoressia e bulimia, le patologie piu’ diffuse nella societa’ occidentale dell’ultimo ventennio. Viaggio tra le storie di ragazze e ragazzi finiti nel drammatico tunnel di una malattia che ha effetti devastanti.
Come si può combattere e arginare un fenomeno che spinge sempre più adolescenti a rifiutare il cibo fino al punto di morire?
Speciale TG1 si è recato a Todi nella prima struttura pubblica che sperimenta con successo un sistema originale di cura che esclude l’uso di farmaci.

Speciale Tg1 del 19 ottobre 2008 – Tutti i diritti sono di proprietà della Rai


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