COSA E’… L’ALESSITIMIA?

Negli ultimi anni un notevole interesse nella comunità scientifica è stato suscitato dal costrutto di Alessitimia – un costrutto relativo a tratti della personalità, composto da più aspetti ed associato ad una vasta quantità di disturbi medici e psichiatrici.

Nella descrizione di vari disturbi psicosomatici, dell’obesità e della depressione sempre piu’ spesso si riscontrano gli aspetti che corrispondono al concetto di alessitimia.

L’alessitimia o alexitimia (dal greco “a-” mancanza, “lexis” parola e “thymos” emozione: letteralmente «non avere le parole per le emozioni») è un’incapacità a verbalizzare, a tradurre in parole, a nominare le emozioni che prova. Alessitimia non è una malattia mentale, ma una caratteristica funzionale del sistema nervoso dell’individuo.

Le caratteristiche dell’alessitimia sono:

-difficoltà nell’identificare i sentimenti e nel distinguere tra sentimenti e sensazioni fisiche di attivazione emotiva

-difficoltà nel descrivere agli altri i sentimenti

-ridotte capacità di immaginazione, scarsa capacità di fantasie

-uno stile cognitivo orientato all’esterno.

I soggetti con alto livello dell’alessitimia non riescono ad identificare accuratamente i propri sentimenti. Per questo le loro capacità di riflettere sulle proprie emozioni e regolarle sono limitati, così come il modo di comunicare agli altri la propria sofferenza emozionale è inadeguato.

L’incapacità di mentalizzare i propri stati interni porta questi soggetti a regolare le emozioni attraverso i comportamenti compulsivi, per esempio l’abbuffarsi di cibo o l’abuso di sostanze. Inoltre negli alessitimici prevalgono le emozioni negative.

In realtà, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, “alessitimia” non significa assenza di emozioni.

Le persone con questo disturbo sperimentano in realtà la stessa gamma di emozioni che hanno le persone comuni: il problema è invece nell’incapacità di esprimere questi sentimenti.

Emozioni inespresse si accumulano e si manifestano nel corpo, portando facilmente a malattie psicosomatiche, e hanno un impatto negativo anche sulle relazioni interpersonali.

La repressione delle emozioni a lungo termine porta ad una varietà di patologie somatiche possibili. Queste patologie includono l’ipertensione, la cardiopatia ischemica, l’asma bronchiale, patologie gastroduodenali e del colon, ulcere a varia localizzazione, mal di testa, varie dermatiti e reazioni allergiche.

Merita una particolare attenzione la correlazione di alessitimia con l’obesità.

Gli studi confermano una prevalenza significativa di alessitimia tra le persone in sovrappeso. Il mancato riconoscimento dei loro sentimenti e segnali del corpo porta al consumo di pasti eccessivi e irregolari. E ‘dimostrato che la combinazione di alessitimia e l’obesità dà una prospettiva sfavorevole per la cura di quest’ultima.

Una persona alessitimica è poco empatica e per questo incapace di capire lo stato d’animo di altre persone, e questo puo’ creare le difficoltà e conflitti. Non riuscendo a capire il proprio stato emotivo molto spesso l’alessitimico attribuisce agli altri la causa del suo malessere e questo porta a problemi nelle relazioni.

L’ alessitimia può essere sia un tratto stabile della persona, sia un tratto che può insorgere a seguito di un trauma o come reazione a stress ed ansia.

Lo sviluppo dell’alessitimia comincia nell’infanzia. Il ruolo della madre o dell’accudente primario è molto importante in quanto all’inizio è proprio la persona che si prende cura del bambino che aiuta ad identificare e a dare il nome alle emozioni del bambino.

Il tipo di educazione in cui i genitori non soltanto non insegnano al bambino ad esprimere i propri sentimenti ed emozioni ma addirittura costringono a nasconderli (per esempio “i maschi non piangono”!), molto spesso porta all’incapacità di riconoscere ed esprimere i propri stati mentali interni in età adulta.

Inoltre come possibili cause sono considerati i fattori genetici, neurofisiologici, intrapsichici e socio culturali. C’è un’ipotesi secondo la quale l’alessitimia è una forma di difesa contro il dolore, ma l’ipotesi piu’ accreditata è quella dell’arresto di sviluppo a seguito di un trauma o danni neurofisiologici.

Il trattamento dell’alessitimia è giustificato ed efficace, ma può essere molto lungo.

Il principale metodo di trattamento di alessitimia è la psicoterapia, e molti studi dimostrano che la psicoterapia dà buoni risultati nei casi di co-presenza di alessititmia e dei disturbi alimentari.

Lo scopo della psicoterapia è quello di aiutare una persona a riconoscere le proprie emozioni e dare il loro nome. Ovviamente questo lavoro richiede tempo.

La maggior parte degli autori concordano sulla necessità di un approccio globale nel trattamento di alessitimia. La psicoterapia può essere combinata a trattamento farmacologico.

dr.ssa Ivetta Grigoryan